Le birre doppio malto sono frutto di una classificazione tutta italiana. Infatti questo tipo di birra non rientra nella dicitura internazionale, ma solamente in quella del nostro paese.
La denominazione birra doppio malto è dovuta a una regolamentazione che la legge italiana ha dato per poter gestirne la produzione. Questo non vuol dire che le birre doppio malto non abbiano delle caratteristiche proprie, ma sono molto simili alla classica birra bionda.
Nonostante tutto i birrifici artigianali producono spesso questo tipo di variante, la quale presenta una consistenza sicuramente maggiore. Inoltre la birra doppio malto è una bevanda gradevole e dal gusto molto deciso.
La produzione delle birre doppio malto in Italia
La denominazione doppio malto viene utilizzata in Italia per poter regolamentare le birre prodotte da un punto di vista della tassazione. Una legge del 1962 prevede la disciplina della produzione delle birre in base al grado saccarometrico, ovvero la percentuale dello zucchero presente nel mosto.
Il mosto è il processo antecedente alla fermentazione. Esistono dunque:
- la birra analcolica, con un un grado Plato (che si basa appunto sul saccarosio presente) tra 3 e 8 e la gradazione non superiore all’1%;
- la birra light, con il Plato tra 5 e 10.5 e un massimo di percentuale alcolica del 3.5%;
- la birra normale, con un grado di 10.5 e gradazione alcolica superiore al 3.5%;
- la birra speciale arriva ad una grado di Plato di 12.5;
- la birra doppio malto si ha quando il Plato è di 14.5.
Una birra doppio malto viene chiamata e classificata in questo modo solo perché ha una percentuale zuccherina maggiore delle altre birre.
La storia delle birre doppio malto
La storia della birra doppio malto inizia a partire dal 1962 nel momento in cui è stata riconosciuta nella classificazione nazionale. La lavorazione della birra in generale ha una tradizione davvero millenaria: inizia nell’antico Egitto, ma ovviamente i birrifici si sviluppano in particola modo nell’età Medievale.
Rispetto a determinati tipi, la doppio malto non ha un riconoscimento internazionale, dunque anche le tracce di eventuali produzioni sono andate perdute. Nel nostro paese rimane una delle birre più richieste al bancone del bar.
Spesso non si conosce la differenza e si prende la doppio malto per una gradazione superiore, ma in realtà questo è un mito da sfatare. Non sempre esistono birre doppio malto con una gradazione alcolica maggiore.
Come si produce una birra doppio malto
Ma qual è la differenza tra una birra doppio malto e una normale? Partiamo con la definizione di malto: questo prodotto deriva dalla trasformazione di qualsiasi cereale.
Il processo lo rende utile per la produzione di birra: solitamente si parla di grano, orzo, segale e avena. In base al tipo di malto cambia anche il colore della birra durante il processo di fabbricazione.
Nel corso della produzione di birra si aggiunge più malto alla birra, creando dunque un ambiente con una percentuale più alta di zuccheri. In questo modo la fermentazione sarà regolamentata da una percentuale di saccarosio maggiore e sarà possibile avere appunto una birra doppio malto.
Quali sono le caratteristiche di una birra doppio malto?
Le birre doppio malto, come già visto, non hanno caratteristiche particolari che possono essere riconosciute a prima vista. Infatti quando si chiede una birra di questo genere non abbiamo nessuna indicazione sul colore o sugli aromi della birra stessa.
Le caratteristiche saranno le stesse di una birra bionda, ma con le percentuali di zucchero maggiori. Il sapore è sicuramente diverso, ma non sempre lo si nota. Bisogna avere una certa esperienza per poter capire la differenza a primo impatto.
Sicuramente sarà meno leggera di una birra classica, ma comunque i dettagli non sono facilmente riportabili. Il colore è simile a quello di una classica birra a bassa fermentazione, con i sapori dolci e gli aromi leggermente fruttati.
Dunque non è corretto pensare ad una birra doppio malto come un tipo a sé stante, ma è solamente una variante che dipende appunto dalla bevanda di partenza.